TEXAS, U.S.A. - Voci dal Braccio della Morte

          Ultimo aggiornamento: 25/01/2009
   

SUICIDIO ASSISTITO DALLO STATO

Esecuzione e trionfo di Robert Massie

(di: Michael Kroll)

Michael Kroll ha tentato inutilmente di intervenire nell’esecuzione di Robert Massie, mettendo in dubbio la competenza di Massie nella rinuncia a riccorrere in appello. Ha fatto questo passo tentando di impedire che Massie si suicidasse nelle mani dello stato.

Sono colpevole di omicidio.

Non ho agito da solo. Noi, i contribuenti della California, abbiamo commesso l’omicidio collettivamente. L’uomo che abbiamo ucciso era mio amico.

Ho conosciuto Bob Massie circa 15 anni fa, quando mi scrisse per dirmi che ammirava I miei scritti sulla pena di morte. Nel corso degli anni ci siamo incontrati molte volte, e ci siamo scambiati lunghe lettere. Le lettere di Bob erano sempre piene di citazioni tratte da casi di pena capitale, e contenevano sempre un tentativo di convincermi  della solidità della sua strategia legale.

Diceva che le leggi statali prevedevano un appello automatico in ogni caso nel quale fosse stata inflitta la pena di morte, praticamente condannandolo due volte per lo stesso crimine. Questo doppio giudizio è incostituzionale, quindi avrebbe dovuto essere annullato.  Massie decise che il modo migliore per dimostrare il suo punto di vista sarebbe stato quello di rifiutarsi di presentare appello, e chiedere di essere messo a morte. Divenne un obiettivo singolare per la sua vita triste.

Nel gennaio scorso, Massie chiese alla corte di rifiutare l’appello federale per una revisione. Mi chiese di aumentare il numero delle mie visite e di essere testimone alla sua esecuzione, così avrei potuto scrivere sulla sua morte e far capire in questo modo ai cittadini della California che stava morendo per la causa dell’abolizione. Era “in missione”.

Gli dissi che non vedevo come questo avrebbe potuto fermare la pena di morte, e che non volevo assistere alla sua esecuzione. Ma che ero d’accordo sulle visite, così avrei potuto tentare più volte di dissuaderlo.

Una settimana prima dell’esecuzione, mi rivolsi al tribunale come “amico stretto” per tentare di bloccare l’esecuzione sostenendo che era mentalmente malato, instabile, profondamente depresso, e quindi non competente per poter decidere sulla sua linea legale.

 Da quel momento, divenni un nemico di Massie. Coltivava il suo odio più convinto per gli avvocati che continuavano a cercare di salvargli la vita, e da allora mi aggiunse a questa categoria disprezzata.

 Non ho mai interrogato il mio amico sui ricordi che aveva di come sua madre lo trattava, di cosa aveva passato prima ancora di avere 6 anni. So che se ne ricordava – perché mi disse che voleva dimenticare – i suoi anni in baracche, le botte, la testa ficcata nella tazza del cesso e altro ancora.

A 11 anni ebbe qualche altra esperienza. Era piccolo di statura e con qualcosa di femminile, quindi venne più volte violentato in gruppo. Ma non ha mai parlato molto di questo, non pensava che importasse, non vedeva il nesso con il suo stato mentale attuale. “Tutti sono delle vittime”, avrebbe detto.

Con me condivise un solo ricordo. A 12 anni, il mio amico fu messo in un campo di lavoro in Virginia. I ragazzi uscivano con ogni tempo, legati insieme, coperti da impermeabili leggeri. Un giorno uno di loro cadde a terra morto. Una guardia slegò il corpo e lo gettò in un pozzo. I ragazzi legati lo coprirono e continuarono a lavorare.

Massie era stato contento di sapere che lavorano con i ragazzi dei riformatori. Mi disse di passargli un messaggio di comprensione e solidarietà. Loro lo capirono – non sapendo che quando aveva la loro età, i referti medici lo descrivevano come “un ragazzino molto disturbato che avrà bisogno di cure per molto tempo, quando sarà uscito di qui”.

Il ragazzino non ricevette nessuna cura. Mai. A 17 anni,  quando cominciava a cadere in pezzi, fu trasferito in un reparto medico della prigione e fu valutato che aveva “seri problemi di disorganizzazione mentale”. Quando uscì, cominciò ad affrontare i suoi sintomi con alcol, anfetamine, e altre droghe. Nel 1965, sotto effetto delle sue “medicine”, il mio amico uccise un essere umano suo compagno durante una rapina andata male.

Si confessò colpevole e fu mandato nel braccio della morte della California. Tentò, senza successo, di rinunciare ai suoi appelli. Uno psicologo della prigione gli diagnosticò  un disordine mentale “equivalente a un’acuta reazione schizofrenica”.

Quindi, nel 1972, la pena di morte fu dichiarata incostituzionale. Qualche anno più tardi, dopo un breve periodo di libertà, fu coinvolto in un alterco in un negozio di liquori di San Francisco. Mentre stava uscendo, il proprietario lo afferrò da dietro. Una vita in prigione l’aveva condizionato ad avere paura di chiunque lo afferrasse da dietro. Si liberò una mano, tirò fuori un revolver e fece fuoco tre volte. Un proiettile colpì il proprietario e lo uccise.

Durante il suo processo, fu  “dentro e fuori di sé”, disse. Prendeva droghe costantemente, e il personale medico della prigione gli aveva prescritto del

During his trial, my friend was "in and out of competence," he said. He had been taking drugs steadily, and the jail medical staff prescribed litio per controllare la sua paranoia e la sua depressione.

Ma si ricordava che nel momento stesso, in cui veniva processato e condannato a morte per il suo omicidio non programmato, Dan White era stato condannato a pochi anni di prigione due stanze di tribunale dopo la sua, per l’omicidio premeditato del sindaco di San Francisco e del supervisore Harvey Milk.

Massie voleva morire. Tentò di uccidersi. Fallì. Tentò ancora. Un altro fallimento. Al tempo del suo appello, nel 1989, era saldo nella sua insana teoria difensiva. Ma, come ogni avvocato che lo abbia rappresentato o che sia entrato in contatto con lui aveva sostenuto, nessuna corte avrebbe accettato una teoria simile, e fu di nuovo condannato a morte. Lui ci vide una prova che la corte era corrotta e che i suoi avvocati difensori erano i suoi veri avversari.

Per vincere su di lori, decise, doveva morire – rinunciare a tutti gli appelli e chiedere di essere ucciso. Ma si rese conto che nessuno glielo avrebbe permesso se avesse dato prova di essere irrazionale o incompetente.

Così smise di vedere psichiatri. Smise di tenere il registro del suo stato mentale, così quando la questione della sua competenza venne fuori di nuovo, non c’erano tracce scritte. In più, l’avvocato nominato a rappresentarlo non aveva esperienza di diritto criminale, e avrebbe fatto qualunque cosa gli fosse stata suggerita da un cliente intelligente.

Il mio amico, Bob Massie, ha manovrato lo stato della California perché lo assistesse nel suo suicidio. Mandò il suo avvocato a fare la danza della morte con il procuratore generale, e lo manovrò fino a evitare di essere dichiarato incompetente.

Una performance brillante. Ma una buona performance non è la stessa cosa della sanità mentale. Ammirai davvero, e mi manca ora, l’intelligenza di Bob Massie. Nello stesso tempo, 

A brilliant performance. But brilliance is not the same as mental health. I greatly admired, and shall greatly miss, Bob Massie's intelligence. E credo che i miei sforzi inutili per evitare il suicidio di questo uomo mentalmente disturbato abbiano contribuito a dargli un trionfo finale, orgoglioso del fatto di essere riuscito ad aggirare tutti e a sconfiggere tutte le cospirazioni per tenerlo in vita.

Chissà che soddisfazione avrà provato quando l’hanno portato nella camera. Come si sarà sentito intelligente. Spero che l’ultimo pensiero che abbia avuto prima che lo uccidessero sia stato “Ha ha! Vi ho fregati tutti. Ho vinto”.


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